Trattamenti Archive - Materdomini https://www.materdomini.it/cure/ Thu, 05 Sep 2024 10:19:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.materdomini.it/wp-content/uploads/2018/01/favicon11.png Trattamenti Archive - Materdomini https://www.materdomini.it/cure/ 32 32 Ablazione endovascolare laser https://www.materdomini.it/cure/ablazione-endovascolare-laser/ Fri, 06 Nov 2015 13:14:12 +0000 http://materdomini.local/cure/ablazione-endovascolare-laser/ L’ablazione endovascolare termica laser è una tecnica non invasiva che permette di distruggere il vaso patologico dall’interno, attraverso l’energia termica emessa dalla fibra laser. La procedura viene eseguita sotto controllo ecografico, il che permette di aumentare la sicurezza dell’intervento e identificare le eventuali anomalie anatomiche associate. Attraverso l’inserimento di un ago nella vena, viene fatta […]

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L’ablazione endovascolare termica laser è una tecnica non invasiva che permette di distruggere il vaso patologico dall’interno, attraverso l’energia termica emessa dalla fibra laser.

La procedura viene eseguita sotto controllo ecografico, il che permette di aumentare la sicurezza dell’intervento e identificare le eventuali anomalie anatomiche associate. Attraverso l’inserimento di un ago nella vena, viene fatta risalire la fibra laser all’interno del vaso fino al punto desiderato.

Il settaggio dell’apparecchio laser è impostato in modo “individualizzato” in base alle caratteristiche della vena da trattare.

Il laser radiale, una volta attivato, produce energia termica in grado di distruggere in maniera irreversibile la parete della vena che verrà poi riassorbita come fosse un banale ematoma.

Al termine della procedura viene indossata la calza elastica post-operatoria che si manterrà continuativamente per circa una settimana.

La deambulazione successiva riprende nel giro di una ventina di minuti e generalmente entro 1 o 2 ore si può essere dimessi e andare tranquillamente a casa.

Nei giorni successivi ė consigliato fare una vita attiva con passeggiate potendo svolgere tranquillamente le normali attività quotidiane.

Il dolore post-operatorio è praticamente assente.

L’ablazione endovascolare termica laser è praticata in sede operatoria per il trattamento delle patologie che interessano

  • Grande safena
  • Piccola safena
  • Vasi perforanti

In alcuni casi, il trattamento laser endovascolare può essere eseguito ambulatorialmente anche per la cura dei vasi extrasafenici.

Il trattamento ablativo endovascolare termico con laser, in quanto mininvasivo, assicura una serie di vantaggi al paziente rispetto alla tecnica tradizionale, detta “stripping”, che consiste in una incisione chirurgica cutanea inguinale cui segue la legatura e lo strappamento della vena malata.

I vantaggi dell’ablazione endovascolare laser:

  • Eseguibilità in anestesia locale
  • Assenza di incisioni cutanee
  • Assenza di dolori post operatori
  • Riduzione dei tempi di degenza (la dimissione può effettuarsi a 1-2 ore dall’intervento)
  • Riduzione del rischio di traumatismi dei tessuti e danni nervosi periferici
  • Ripresa della deambulazione a poche decine di minuti dal trattamento
  • Ripresa delle comuni attività quotidiane nell’arco di pochi giorni
  • Ottima resa estetica

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Ablazione transcatetere https://www.materdomini.it/cure/ablazione-transcatetere/ Tue, 13 Feb 2018 09:29:48 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4069 Che cos’è l’ablazione transcatetere? L’ablazione transcatetere è una procedura interventistica mediante la quale si rendono inattive le strutture responsabili dell’aritmia di cui il paziente soffre. Se efficace, elimina in maniera definitiva il problema aritmico. La maggior parte delle aritmie atriali e ventricolari possono essere trattate mediante un’ablazione transcatetere. Le indicazioni al trattamento, l’efficacia della procedura e […]

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Che cos’è l’ablazione transcatetere?

L’ablazione transcatetere è una procedura interventistica mediante la quale si rendono inattive le strutture responsabili dell’aritmia di cui il paziente soffre. Se efficace, elimina in maniera definitiva il problema aritmico. La maggior parte delle aritmie atriali e ventricolari possono essere trattate mediante un’ablazione transcatetere.

Le indicazioni al trattamento, l’efficacia della procedura e le complicanze dipendono dal tipo di aritmia e dalla gravità della malattia. Nella maggior parte dei casi l’ablazione viene eseguita nel caso di inefficacia o intolleranza della terapia con farmaci.

Come si esegue la procedura di ablazione transcatetere?

La procedura di ablazione viene eseguita durante un breve ricovero ospedaliero, in anestesia locale e mediante sonde molto morbide (in sostanza degli speciali “fili elettrici”) introdotte attraverso le vene o le arterie. In questo modo è possibile valutare le caratteristiche elettriche del cuore e provocare, attraverso degli impulsi elettrici programmati, l’aritmia di cui il paziente è affetto identificandone con esattezza il meccanismo responsabile. Questa fase prende il nome di “studio elettrofisiologico”. Successivamente, muovendo una delle sonde introdotte all’interno del cuore, viene ricercata e localizzata con precisione l’area responsabile dell’aritmia. Questa fase prende il nome di “mappaggio” e talora viene eseguita anche utilizzando sofisticati sistemi che consentono una ricostruzione tridimensionale del cuore (apparecchiature assimilabili ai “navigatori satellitari” utilizzati con le automobili) per facilitare la manovra delle sonde.

In alcuni casi l’area responsabile dell’aritmia è localizzata su versante esterno del cuore (epicardio). In questo caso essa può essere raggiunta introducendo una sonda all’interno del pericardio (un sacchetto che avvolge il cuore dall’esterno) mediante una puntura eseguita al di sotto dello sterno. Una volta identificata, l’area responsabile viene resa inattiva mediante la creazione di una piccola “cicatrice” provocata dal passaggio di una corrente (radiofrequenza) trasmessa attraverso la sonda, che genera calore. Più raramente la “cicatrice” può essere creata attraverso il freddo (criotermia) prodotto dal passaggio di uno speciale gas all’interno della sonda. Questa fase prende appunto il nome di “ablazione transcatetere”. Se necessario, durante la procedura potrebbero essere somministrati farmaci anticoagulanti, antiaritmici o sedativi. 

Durante tutte le fasi della procedura gli operatori hanno il completo controllo della situazione e possono rapidamente interrompere qualsiasi aritmia provocata che non viene tollerata dal paziente. Le possibili complicanze vengono rapidamente individuate monitorizzando costantemente il paziente.

Dopo l’esame il paziente rimane a letto per alcune ore ed il ritmo cardiaco viene costantemente monitorato attraverso uno speciale elettrocardiografo (telemetria). La dimissione avviene solitamente nella giornata successiva all’esame.

La necessità di ripetere la procedura di ablazione per insuccesso o recidiva dell’aritmia è infrequente e dipende, come le complicanze, dall’aritmia trattata e dal tipo e dalla gravità della malattia cardiaca.

Qual è l’area medica di riferimento per l’impianto del defibrillatore automatico?

È possibile fare riferimento all’Unità Operativa di Elettrofisiologia di Humanitas Mater Domini (Castellanza).

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Alluce valgo – Intervento con Tecnica percutanea https://www.materdomini.it/cure/alluce-valgo-tecnica-percutanea/ Tue, 13 Feb 2018 09:35:35 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4096 Cos’è l’alluce valgo? L’alluce valgo si presenta come una deviazione laterale dell’alluce che, inclinandosi progressivamente verso le altre dita, determina a catena una deviazione assiale anche di queste. Contemporaneamente, si viene a formare una sporgenza ossea sul lato della base del dito che, nel conflitto con la calzatura, porta alla formazione di una borsite dolorosa […]

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Cos’è l’alluce valgo?

L’alluce valgo si presenta come una deviazione laterale dell’alluce che, inclinandosi progressivamente verso le altre dita, determina a catena una deviazione assiale anche di queste. Contemporaneamente, si viene a formare una sporgenza ossea sul lato della base del dito che, nel conflitto con la calzatura, porta alla formazione di una borsite dolorosa che, talvolta, esita addirittura in un’ulcerazione della cute. Da qui, la difficoltà o impossibilità a trovare una calzatura idonea, con il grave danno funzionale che ne deriva. Oltre ad un fastidioso danno estetico.

Che cos’è la tecnica percutanea per il trattamento dell’alluce valgo?

La tecnica percutanea è una tecnica chirurgica innovativa che ha rivoluzionato l’intervento all’alluce valgo.

La tecnica percutanea si avvale di piccole frese, simili a quelle utilizzate in campo odontoiatrico, per il modellamento e la sezione (taglio) delle ossa. Queste frese sono introdotte attraverso la cute e a contatto con l’osso, mediante piccoli forellini, senza necessità di praticare incisioni chirurgiche.

La diversa tipologia di queste frese permette di eseguire durante l’intervento all’alluce valgo differenti gesti chirurgici (fresatura delle esostosi, sezione – osteotomia dei metatarsi o delle falangi), spesso non diversi da quelle eseguiti in modo più invasivo nell’intervento chirurgico tradizionale.

La correttezza delle sezioni (tagli) o del modellamento delle ossa, viene controllata dallo specialista ortopedico durante tutto l’intervento attraverso un’apparecchiatura chiamata fluoroscopio intra operatorio: l’immagine del campo operatorio è sempre visibile su monitor mediante scopia (utilizzo di raggi x).

La correzione finale viene assicurata da un bendaggio contenitivo particolare che in nessun modo deve essere rimosso, se non da personale specializzato.

Quali sono i vantaggi della tecnica percutanea nell’intervento per l’alluce valgo?

I vantaggi per il paziente, rispetto alla chirurgia tradizionale, sono diversi.

  • Assenza di Cicatrici Chirurgiche
  • Rapidità (l’intervento dura in media 15/20 minuti)
  • Indolore
  • Non necessità di mezzi di sintesi (chiodi o viti)
  • Deambulazione immediata: il paziente può camminare subito dopo l’operazione chirurgica
  • Rapido Recupero
  • Riduzione al minimo delle complicanze post-operatorie

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni sul trattamento percutaneo per l’alluce valgo, vedere l’Unità Operativa di Chirurgia del piede di Humanitas Mater Domini.

Pubblicato il 23.02.2015 – A cura dell’équipe del Centro di Chirurgia del Piede

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Alluce valgo – Trattamento conservativo https://www.materdomini.it/cure/alluce-valgo-trattamento-conservativo/ Tue, 13 Feb 2018 09:36:44 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4098 Cos’è l’alluce valgo? L’alluce valgo si presenta come una deviazione laterale dell’alluce che, inclinandosi progressivamente verso le altre dita, determina a catena una deviazione assiale anche di queste. Contemporaneamente, si viene a formare una sporgenza ossea sul lato della base del dito che, nel conflitto con la calzatura, porta alla formazione di una borsite dolorosa […]

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Cos’è l’alluce valgo?

L’alluce valgo si presenta come una deviazione laterale dell’alluce che, inclinandosi progressivamente verso le altre dita, determina a catena una deviazione assiale anche di queste. Contemporaneamente, si viene a formare una sporgenza ossea sul lato della base del dito che, nel conflitto con la calzatura, porta alla formazione di una borsite dolorosa che, talvolta, esita addirittura in un’ulcerazione della cute. Da qui, la difficoltà o impossibilità a trovare una calzatura idonea, con il grave danno funzionale che ne deriva. Oltre ad un fastidioso danno estetico.

Che cos’è la tecnica conservativa per il trattamento dell’alluce valgo?

Il trattamento conservativo dell’alluce valgo consiste nell’adozione di una serie di accorgimenti al fine di alleviare i sintomi a carico del piede. Non sono comunque in grado di curare la deformità dello stesso.

In particolare:

  • Evitare le attività che costringono a stare in piedi per lunghi periodi di tempo
  • Usare calzature adeguate: la scarpa migliore da indossare riprende la forma naturale dell’arco plantare. Il tacco non dovrebbe superare i 4-5 cm, perché i tacchi molto alti costringono il piede ad una posizione non naturale
  • Plantari: consentono di evitare un sovraccarico della parte anteriore del piede e aiutano a minimizzare il dolore
  • Trattamenti fisioterapici per ridurre i sintomi e attenuare il dolore
  • Farmaci: possono essere indicati per ridurre il dolore e l’infiammazione

Se i sintomi sono gravi ed i trattamenti alternativi non sono efficaci, la soluzione è il Trattamento Chirurgico con tecnica percutanea.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni sul trattamento conservativo per l’alluce valgo, vedere l’Unità Operativa di Chirurgia del piede di Humanitas Mater Domini.

Pubblicato il 23.02.2015 – A cura dell’équipe del Centro di Chirurgia del Piede

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Angioplastica https://www.materdomini.it/cure/angioplastica/ Tue, 13 Feb 2018 09:30:38 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4071 Che cos’è l’angioplastica? L’angioplastica è una metodica utilizzata in ambito cardiologico per dilatare un restringimento (stenosi) coronarico che riduce il flusso del sangue al cuore, mediante uno o più gonfiaggi di un catetere a palloncino. Nella maggior parte dei casi la stenosi é causata dalla presenza di una placca ateromasica.L’angioplastica coronarica (PTCA) può essere eseguita al termine […]

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Che cos’è l’angioplastica?

L’angioplastica è una metodica utilizzata in ambito cardiologico per dilatare un restringimento (stenosi) coronarico che riduce il flusso del sangue al cuore, mediante uno o più gonfiaggi di un catetere a palloncino.

Nella maggior parte dei casi la stenosi é causata dalla presenza di una placca ateromasica.
L’angioplastica coronarica (PTCA) può essere eseguita al termine della coronarografia diagnostica dalla quale si differenzia in quanto costituisce un vero e proprio intervento.

Come si esegue l’angioplastica?

L’angioplastica è una procedura mini-invasiva eseguita in anestesia locale.

Durante la procedura, il cardiologo interventista (il chirurgo vascolare o il radiologo interventista) inserisce in un’arteria un tubicino lungo e sottile (catetere), generalmente a livello del polso (arteria radiale), dell’inguine (arteria femorale) o del braccio (arteria omerale).

Il catetere viene avanzato fino in prossimità dell’arteria ristretta. Si inietta quindi del mezzo di contrasto per verificare la sede e l’entità del restringimento (arteriografia).

Successivamente, se l’arteria é passibile di trattamento per cutaneo, un filo-guida viene avanzato attraverso il catetere e poi all’interno dell’arteria chiusa o ristretta, oltre l’ostruzione. In tal modo, é possibile far scorrere sopra il filo-guida uno speciale pallone che, una volta in posizione, viene gonfiato per breve tempo allo scopo di riaprire l’arteria occlusa.

A seguire, può essere impiantato uno stent a maglia metallica per tenere aperto il punto critico a lungo termine.

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Artroscopia del polso e della mano https://www.materdomini.it/cure/artroscopia-del-polso-e-della-mano/ Tue, 13 Feb 2018 09:37:11 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4100 Che cos’è l’artroscopia del polso e della mano? L’artroscopia è una procedura chirurgica che consente di avere una visione diretta delle strutture che costituiscono le articolazioni del polso e della mano. L’artroscopia può essere usata come strumento diagnostico per determinare la causa di un dolore o di una lesione che non siano state chiarite con le indagini strumentali tradizionali. Consente, inoltre, […]

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Che cos’è l’artroscopia del polso e della mano?

L’artroscopia è una procedura chirurgica che consente di avere una visione diretta delle strutture che costituiscono le articolazioni del polso e della mano.

L’artroscopia può essere usata come strumento diagnostico per determinare la causa di un dolore o di una lesione che non siano state chiarite con le indagini strumentali tradizionali. Consente, inoltre, di eseguire alcune procedure chirurgiche all’interno dell’articolazione, senza dover “aprire” la stessa. Il post-operatorio è più rapido e meno doloroso.

In artroscopia possono essere trattate patologie dei legamenti, delle cartilagini o delle ossa.

L’artroscopio è uno strumento del diametro di circa 2 mm, dotato di una lente angolata che, collegato ad un cavo a fibre ottiche e ad una telecamera, consente al chirurgo di osservare su di un monitor le strutture che si trovano all’interno dell’articolazione.

In che cosa consiste l’intervento artroscopico del polso e della mano?

L’artroscopia richiede incisioni nelle diverse regioni del polso e della mano, per visualizzare l’articolazione da differenti punti di vista e per consentire l’introduzione di diversi strumenti. Le incisioni sono solitamente molto piccole (pochi mm.) tanto da non richiedere punti di sutura, ma da poter essere chiuse da speciali cerotti che normalmente vengono rimossi dopo circa 7 giorni dall’intervento.

Successivamente all’artroscopia, sarà necessario un bendaggio o un tutore per immobilizzare il polso, a seconda della patologia. Allo stesso modo, il trattamento fisioterapico varia in base della natura della lesione.

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Asportazione di calcoli dalle vie biliari e del pancreas https://www.materdomini.it/cure/asportazione-di-calcoli-dalle-vie-biliari-e-del-pancreas/ Fri, 13 May 2016 14:30:32 +0000 http://materdomini.local/cure/asportazione-di-calcoli-dalle-vie-biliari-e-del-pancreas/ Che cos’è un calcolo? Il calcolo è un aggregato di depositi di calcio che può formarsi all’interno della via biliare principale (o coledoco), delle vie biliari intraepatiche o all’interndo del dotto pancreatico principale (o Wirsung). La presenza di un calcolo all’interno di un dotto determina sintomi e segni da ostruzione, come il dolore e l’ittero […]

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Che cos’è un calcolo?

Il calcolo è un aggregato di depositi di calcio che può formarsi all’interno della via biliare principale (o coledoco), delle vie biliari intraepatiche o all’interndo del dotto pancreatico principale (o Wirsung).

La presenza di un calcolo all’interno di un dotto determina sintomi e segni da ostruzione, come il dolore e l’ittero (colorito giallastro della cute e delle sclere). L’ittero non viene dato dai calcoli presenti all’interno del pancreas.

A che cosa serve e come si svolge il trattamento dei calcoli dalle vie biliari e del pancreas?

Il trattamento dei calcoli delle vie biliari e del pancreas si svolge per via endoscopica, in sedazione profonda, con un intervento che si chiama ERCP (colangiografia retrograda endoscopica) che permette di disostruire il dotto interessato, estraendo il calcolo che ha causato l’ostruzione.

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Blefaroplastica https://www.materdomini.it/cure/blefaroplastica/ Mon, 17 Feb 2014 11:47:55 +0000 http://materdomini.local/cure/blefaroplastica/ Che cos’è la blefaroplastica? La blefaroplastica (o blefarocalasi) è l’intervento che permette di eliminare la pelle in eccesso delle palpebre insieme alle ernie di grasso che costituiscono le borse palpebrali.La blefaroplastica può essere eseguita da sola o in associazione ad altri interventi di ringiovanimento del viso. In casi particolari, questo intervento può avere una valenza […]

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Che cos’è la blefaroplastica?

La blefaroplastica (o blefarocalasi) è l’intervento che permette di eliminare la pelle in eccesso delle palpebre insieme alle ernie di grasso che costituiscono le borse palpebrali.
La blefaroplastica può essere eseguita da sola o in associazione ad altri interventi di ringiovanimento del viso. In casi particolari, questo intervento può avere una valenza funzionale e non solo estetica.

Quali sono le indicazioni all’intervento di blefaroplastica?

La blefaroplastica è consigliata in caso di:

  • borse agli occhi, dovute ad accumulo adiposo periorbitale
  • occhi cadenti, forma cadente delle palpebre, che conferisce uno sguardo triste e stanco
  • eccesso cutaneo sopra gli occhi che copre la piega palpebrale
  • occhiaie e depressione cutanea periorbitale
  • zampe di gallina e rilassamento cutaneo
  • rigonfiamenti palpebrali che spesso sono causa di piccoli e fastidiosi disturbi, come arrossamenti, lacrimazione o restringimento del campo visivo

Come si esegue l’intervento di blefaroplastica?

La blefaroplastica può essere praticata sulla palpebra superiore, inferiore o su entrambe (blefaroplastica completa). Le incisioni e le conseguenti cicatrici sono posizionate sulla palpebra superiore (a livello della piega palpebrale) e a volte possono sporgere alcuni millimetri dall’arcata orbitaria. A livello della palpebra inferiore, invece, le cicatrici si trovano a pochi millimetri dal margine ciliare inferiore.
Il chirurgo separa il tessuto cutaneo da quello adiposo e muscolare, eliminando le porzioni in eccesso, come nel caso di borse sotto gli occhi. Le suture vengono praticate in modo da far risultare minime le cicatrici, che comunque combaceranno con le pieghe naturali delle palpebre superiori e, per la blefaroplastica inferiore, si troveranno appena al di sotto della rima palpebrale.
La blefaroplastica viene praticata in anestesia locale, in genere in abbinamento con una sedazione endovenosa, in modo da non essere completamente vigili nel corso dell’intervento.
L’intervento dura da 20 minuti a 2 ore a seconda della complessità e che si tratti di blefaroplastica superiore, inferiore o completa (blefaroplastica supero-inferiore).

Quali sono le regole comportamentali per una corretta guarigione?

  • corretta igiene degli occhi
  • uso di compresse fredde o di ghiaccio
  • uso di un collirio
  • tenere la testa sollevata e dormire con due cuscini per almeno una settimana
  • non sforzare la vista (televisione, lettura, ecc.)
  • non bere alcolici
  • non utilizzare lenti a contatto fino a guarigione completa
  • uscire preferibilmente con occhiali scuri
  • non esporsi al sole

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Chirurgia artroscopica della spalla https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-artroscopica-della-spalla/ Tue, 11 Jun 2024 11:45:22 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=34181 Che cos’è la chirurgia artroscopica della spalla? La chirurgia artroscopica è una procedura chirurgica che permette di intervenire sulle articolazioni in modo poco invasivo e, dunque, con maggiore rispetto delle diverse strutture anatomiche peri-articolari. Attraverso piccole incisioni cutanee, necessarie per l’introduzione di una telecamera (artroscopio) e per l’inserimento di piccole strumentazioni, il chirurgo può analizzare […]

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Che cos’è la chirurgia artroscopica della spalla?

La chirurgia artroscopica è una procedura chirurgica che permette di intervenire sulle articolazioni in modo poco invasivo e, dunque, con maggiore rispetto delle diverse strutture anatomiche peri-articolari. Attraverso piccole incisioni cutanee, necessarie per l’introduzione di una telecamera (artroscopio) e per l’inserimento di piccole strumentazioni, il chirurgo può analizzare l’articolazione nel dettaglio dall’interno. Questo, consente di ottenere diagnosi sempre più accurate anche per le lesioni difficilmente riconoscibili attraverso gli esami diagnostici. 

In Humanitas Mater Domini le tecniche chirurgiche artroscopiche vengono utilizzate per il trattamento di molte patologie traumatiche e degenerative della spalla, ad esempio per la riparazione della cuffia dei rotatori, in caso di lussazione acromion-claveare, in condizioni di instabilità gleno-omerale e in casi selezionati di piccole fratture dell’articolazione gleno-omerale. 

Tecnica chirurgica artroscopica per la riparazione della cuffia dei rotatori

Le lesioni che interessano la cuffia dei rotatori si dividono in acute (post-traumatiche) o croniche (degenerative) e possono essere a carico di uno o più tendini. In presenza di lesioni complete (a carico di tutto lo spessore tendineo) oppure in casi di lesioni non responsive ad un trattamento conservativo, può essere opportuno ricorrere alla chirurgia. Attraverso l’intervento chirurgico artroscopico i tendini interessati dal distacco, o dalla lesione, ritornano ad inserirsi sulla testa dell’omero. Durante l’intervento, il chirurgo inserisce nell’osso, in modo mininvasivo, una serie di ancorette su cui scivolano dei fili ad alta resistenza attraverso i quali si ripara la lesione e si ripristina la corretta posizione del tendine

L’intervento può prevedere anche la pulizia e l’asportazione di tessuti degenerati e/o infiammati, la decompressione sottoacromiale (ampliamento dello spazio di scorrimento dei tendini attraverso la limatura dell’osso sovrastante-acromion) o altri trattamenti chirurgici capo lungo del bicipite.

L’intervento viene eseguito in anestesia loco-regionale, oppure in anestesia generale, e può durare tra i 40 e i 90 minuti. Si tratta di un intervento chirurgico eseguito in day-surgery con dimissioni in giornata oppure nei giorni successivi.

Dopo l’intervento si utilizza un tutore reggibraccio con cuscinetto in abduzione per circa 4 settimane se è stata eseguita una riparazione, altrimenti, un tutore reggibraccio tradizionale per circa 7-10 giorni in caso di intervento di pulizia dei tessuti e/o altri interventi chirurgici che non prevedono riparazioni tendinee.

Il percorso di fisiokinesiterapico può essere svolto sin da subito dopo l’intervento per mantenere la mobilità del gomito e del polso. A partire dalla seconda settimana, il percorso può essere seguito da gesti di recupero specifici per ripristinare gradualmente la normale mobilità della spalla e la forza necessaria alla ripresa della completa funzionalità. 

Tecnica artroscopica in caso riduzione e stabilizzazione di una  lussazione acromion-claveare

La lussazione dell’articolazione acromion-claveare comporta una lesione dei legamenti che mantengono la stabilità della clavicola e ne conservano l’integrità. Si tratta di una patologia traumatica causata generalmente da un trauma diretto alla spalla (ad esempio una caduta in moto o da cavallo).

Nei casi di lussazione di alto grado (a partire dal II°), può essere preso in considerazione il trattamento chirurgico. L’intervento sotto controllo artroscopico e ampliscopico consiste nel riportare la clavicola allo stesso livello dell’acromion, ripristinando la corretta congruenza articolare e stabilizzando poi la clavicola con sistemi composti da placchette e fili ad alta resistenza che simulano i legamenti precedentemente lesionati tra la coracoide e la clavicola. 

La tecnica artroscopica risulta poco invasiva e, soprattutto, consente di trattare anche le lesioni associate che sono spesso a carico dei tendini della cuffia dei rotatori.

L’intervento si esegue solitamente in anestesia generale, associata talvolta ad un’anestesia loco-regionale, e può durare da 60 a 90 minuti. Si tratta di un intervento chirurgico eseguito in day-surgery con dimissioni in giornata oppure nei giorni successivi.

Dopo l’intervento si utilizza un tutore reggibraccio con cuscinetto in abduzione per circa 6 settimane. Il percorso di fisiokinesiterapico può essere svolto sin da subito dopo l’intervento per il mantenere la mobilità del gomito e del polso. A partire dalla terza settimana, il percorso può essere seguito da gesti di recupero specifici per ripristinare gradualmente la normale mobilità della spalla e della forza necessaria alla ripresa della completa funzionalità.

Tecnica artroscopica per il trattamento delle instabilità gleno-omerali

La lussazione gleno-omerale prevede la fuoriuscita della testa dell’omero nella cavità glenoidea. Solitamente la lussazione avviene a causa di un trauma oppure per “overuse” (eccessivo uso dell’articolazione).
La spalla può lussarsi in qualsiasi direzione. Le lussazioni più frequenti sono quelle antero-inferiori che, se ripetute nel tempo, possono causare un’altra serie di lesioni, come il distacco del cercine glenoideo -associato o meno ad un frammento osseo- e la frattura della porzione postero-laterale della testa dell’omero

Nei casi di lussazioni recidivanti oppure in casi di instabilità dolorosa può essere preso in considerazione l’intervento chirurgico. Il trattamento artroscopico, in questi casi, prevede la riparazione del cercine glenoideo con delle ancorette, solitamente in filo o in materiale riassorbibile, e il ritensionamento delle strutture capsulo-legamentose deputate al mantenimento della stabilità gleno-omerale.
Nei casi in cui il difetto osseo sull’omero è di grado elevato è possibile associare trattamenti chirurgici volti ad aumentare la stabilità e a diminuire il rischio di recidive. 

L’intervento si esegue in anestesia loco-regionale o generale e può durare tra i 40 e i 90 minuti. Si tratta di un intervento chirurgico eseguito in day-surgery con dimissioni in giornata oppure nei giorni successivi.

Dopo l’intervento si utilizza un tutore reggibraccio con cuscinetto in abduzione per circa 4 settimane. La riabilitazione della spalla prevede sin da subito movimenti passivi e attivi cauti per recuperare il movimento. A distanza di qualche settimana è poi opportuno seguire esercizi specifici per il recupero completo dei movimenti ed esercizi per il recupero muscolare.

Solitamente è possibile riprendere a guidare la macchina dopo circa un mese e mezzo e riprendere l’attività sportiva dopo circa 5-6 mesi dall’operazione.

Tecnica artroscopica per il trattamento di fratture del trochite omerale o di fratture di glena

In casi di fratture del trochite omerale o di fratture della glena, associate o meno a lussazioni della spalla, è possibile ridurre e stabilizzare queste fratture attraverso la tecnica artroscopica, che consente di visualizzare più chiaramente la riduzione anatomica generata. Durante l’intervento artroscopico può essere eseguito un controllo radiografico per un’ulteriore verifica della buona riduzione ed il corretto posizionamento dei mezzi di sintesi.  

La tecnica artroscopica è mini invasiva e consente anche di trattare eventuali lesioni associate, come lesioni a carico dei tendini della cuffia dei rotatori, a carico delle strutture del cercine glenoideo oppure del complesso capsulo-legamentoso. 

L’intervento si esegue in anestesia loco-regionale o generale e può durare tra i 60 e i 90 minuti. Si tratta di un intervento chirurgico eseguito in day-surgery con dimissioni in giornata o nei giorni successivi.

Dopo l’intervento si utilizza un tutore reggibraccio con cuscinetto in abduzione per circa 4-6 settimane. La riabilitazione della spalla prevede, nelle prime settimane post-intervento, movimenti passivi e attivi cauti per recuperare il movimento. A distanza di qualche settimana è poi opportuno seguire esercizi specifici per il recupero completo dei movimenti ed esercizi per il recupero muscolare.

La chirurgia artroscopia della spalla è pericolosa?

La chirurgia artroscopica della spalla non è pericolosa.

Quando si ricorre alla chirurgia artroscopica della spalla?

La chirurgia artroscopica della spalla è necessaria quando il paziente è interessato da disturbi a carico dell’articolazione della spalla che comportano sintomi dolorosi e limitazione funzionale (difficoltà a svolgere i movimenti) che non possono essere efficacemente risolti attraverso un trattamento conservativo farmacologico, fisico e/o fisioterapico.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini.

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Chirurgia del ginocchio https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-del-ginocchio/ Mon, 24 Oct 2022 15:57:17 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=27642 In Humanitas Mater Domini l’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia è specializzata nel trattamento delle malattie del ginocchio, sia degenerative che traumatiche. Malattie degenerative del ginocchio L’artrosi è una malattia degenerativa della cartilagine che può interessare qualunque articolazione e, soprattutto in pazienti in età avanzata, colpisce frequentemente il ginocchio.Quando necessario, viene trattata chirurgicamente con l’impianto di protesi che sostituisce l’intera articolazione (protesi […]

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In Humanitas Mater Domini l’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia è specializzata nel trattamento delle malattie del ginocchio, sia degenerative che traumatiche.

Malattie degenerative del ginocchio

L’artrosi è una malattia degenerativa della cartilagine che può interessare qualunque articolazione e, soprattutto in pazienti in età avanzata, colpisce frequentemente il ginocchio.
Quando necessario, viene trattata chirurgicamente con l’impianto di protesi che sostituisce l’intera articolazione (protesi totale) o solo il compartimento interessato (protesi mono-compartimentali). In Humanitas Mater Domini, per l’impianto di protesi di ginocchio è disponibile un percorso di cura completamente robotizzato studiato per rispondere in modo sempre più personalizzato alle esigenze del singolo paziente e garantire un recupero più rapido ed efficiente. Dall’analisi pre-operatoria, all’intervento fino alla riabilitazione, l’esperienza del chirurgo e del fisioterapista si affianca alla tecnologia del robot Navio e Hunova.

Se il paziente affetto da artrosi è relativamente giovane, preferibilmente viene trattato con metodi alternativi che possono comunque essere molto efficaci. Ad esempio, se è colpita solo parte dell’articolazione è possibile effettuare delle osteotomie che, correggendo l’asse dell’arto e scaricando la parte malata, possono addirittura ritardare l’evoluzione della malattia ed eliminare la necessità della protesi. In caso di lesioni cartilaginee focali di piccole dimensioni si effettuano interventi in artroscopia.

Malattie traumatiche del ginocchio

Le malattie traumatiche trattate più frequentemente sono le lesioni del menisco e le lesioni dei legamenti crociati. Entrambe vengono trattate mediante chirurgia artroscopica, una metodica mininvasiva.

Nel caso delle lesioni del menisco il ricovero è al massimo di una notte e il decorso postoperatorio prevede l’uso di stampelle per circa 1 settimana.

Per quanto riguarda la lesione dei legamenti crociati, quando indicato, si procede alla ricostruzione con un trapianto prelevato dallo stesso ginocchio del paziente (i prelievi più usati sono il tendine rotuleo e i tendini della zampa d’oca). L’intervento è più impegnativo, prevede un accesso chirurgico più esteso per il prelievo del trapianto e un periodo riabilitativo più lungo.

Chirurgia protesica di ginocchio in Humanitas Mater Domini

La chirurgia protesica di ginocchio è indicata in caso di artrosi.
L’artrosi di ginocchio viene trattata chirurgicamente con l’impianto di protesi che sostituisce l’intera articolazione (protesi totale) o solo il compartimento interessato (protesi mono-compartimentali).
In base all’età, se il paziente affetto da artrosi è relativamente giovane, è preferibile intervenire con trattamenti alternativi, ad esempio se è colpita solo una parte dell’articolazione è possibile eseguire delle osteotomie che correggono l’asse dell’arto e possono ritardare l’evoluzione della malattia e la necessità della protesi.

In Humanitas Mater Domini per l’intervento di protesi di ginocchio è disponibile un percorso di cura completamente robotizzato studiato per rispondere in modo sempre più personalizzato alle esigenze del paziente e garantire un recupero più rapido ed efficiente. Dall’analisi pre-operatoria, all’intervento fino alla riabilitazione, l’esperienza del chirurgo e del fisioterapista si affianca alla tecnologia del robot Navio e Hunova.

Per approfondire e richiedere informazioni è possibile visitare la pagina dedicata: clicca qui.

Chirurgia artroscopica

La chirurgia artroscopica è un metodo chirurgico mini-invasivo utilizzato principalmente per la cura delle malattie traumatiche come le lesioni del menisco e le lesioni dei legamenti crociati e lesioni cartilaginee focali.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini

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Chirurgia dell’anca https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-dellanca/ Mon, 24 Oct 2022 15:41:39 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=27639 L’articolazione dell’anca è costituita dalla testa del femore (estremità superiore), da una cavità nell’osso iliaco (acetabolo) e svolge un ruolo fondamentale per la stazione eretta e la deambulazione. L’artrosi dell’anca rappresenta oggi una delle patologie più diffuse e, quando le terapie conservative non sono più in grado di contrastare la sintomatologia dolorosa e l’impotenza funzionale, diventa necessario ricorrere […]

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L’articolazione dell’anca è costituita dalla testa del femore (estremità superiore), da una cavità nell’osso iliaco (acetabolo) e svolge un ruolo fondamentale per la stazione eretta e la deambulazione.

L’artrosi dell’anca rappresenta oggi una delle patologie più diffuse e, quando le terapie conservative non sono più in grado di contrastare la sintomatologia dolorosa e l’impotenza funzionale, diventa necessario ricorrere alla chirurgia protesica, quindi all’impianto di una protesi all’anca.

Questo intervento rappresenta attualmente una procedura molto diffusa, che negli ultimi anni si è particolarmente evoluta sia in termini di tecnica chirurgica sia di materiali.

Chirurgia dell’anca in Humanitas Mater Domini

Gli specialisti di ortopedia dell’anca di interventi di chirurgia per la sostituzione parziale o completa dell’articolazione dell’anca.

In Humanitas Mater Domini l’intervento di protesi d’anca si esegue con tecniche chirurgiche innovative:

Inoltre, per l’intervento di protesi d’anca, il chirurgo ortopedico viene affiancato da un sistema di navigazione computerizzato che permette di personalizzare gli interventi nell’ordine del millimetro.

Per approfondire e per richiedere maggiori informazioni è possibile visitare la pagina dedicata: clicca qui.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini.

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Chirurgia della mano https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-della-mano/ Wed, 09 Aug 2023 10:35:38 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=32032 In Humanitas Mater Domini vengono trattate sia le patologie di natura traumatica sia atraumatica della mano. Gli specialisti si occupano anche della diagnosi e del trattamento di patologie più complesse e specifiche di alcune categorie di pazienti, come patologie dello sportivo e del musicista, condizioni degenerative artrosiche, lesioni del plesso brachiale, sostituzione protesica, malformazioni congenite ecc. Chirurgia della mano in Humanitas Mater […]

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In Humanitas Mater Domini vengono trattate sia le patologie di natura traumatica sia atraumatica della mano. Gli specialisti si occupano anche della diagnosi e del trattamento di patologie più complesse e specifiche di alcune categorie di pazienti, come patologie dello sportivo e del musicista, condizioni degenerative artrosiche, lesioni del plesso brachiale, sostituzione protesica, malformazioni congenite ecc.

Chirurgia della mano in Humanitas Mater Domini

Per il trattamento delle patologie della mano vengono seguite le linee guida ortopediche internazionali e vengono impiegate metodologie innovative quali le tecniche endoscopiche per la decompressione del canale carpale e le tecniche mini invasive come l’artroscopiautilizzata per la corretta diagnosi e il trattamento delle lesioni legamentose e cartilaginee del polso.

Le linee guida ortopediche internazionali sono da riferimento anche per il trattamento delle fratture ossee del distretto avambraccio-polso-mano, con particolare attenzione al recupero rapido nel paziente sportivo.

In Humanitas Mater Domini vengono eseguiti anche altri interventi:

  • Sintesi (riparazione) delle fratture di mano e polso;
  • Neurolisi del nervo mediano e ulnare;
  • Tenolisi dei tendini della mano;
  • Aponeurectomia della fascia palmare;
  • Plastica articolazione metacarpo falangea. 

In Humanitas Mater Domini è presente anche il servizio di Riabilitazione della mano, attraverso il quale i fisioterapisti dell’ospedale, specializzati esclusivamente nel trattamento delle patologie del distretto, prendono in carico il percorso post-intervento del paziente sia quando è necessario un percorso riabilitativo post-operatorio, sia quando è indicato un trattamento conservativo.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini.

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Chirurgia della spalla https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-della-spalla/ Mon, 24 Oct 2022 16:06:44 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=27645 Quali sono le malattie trattate dalla Chirurgia della spalla? In Humanitas Mater Domini vengono trattate chirurgicamente le più comuni patologie della spalla. In particolare: Vengono eseguiti interventi di sostituzione protesica dell’articolazione di spalla per patologie degenerative artrosiche o per patologie traumatiche fratturative, usando protesi standard o, nei casi specifici, a risparmio osseo. Chirurgia della spalla in […]

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Quali sono le malattie trattate dalla Chirurgia della spalla?

In Humanitas Mater Domini vengono trattate chirurgicamente le più comuni patologie della spalla.

In particolare:

Vengono eseguiti interventi di sostituzione protesica dell’articolazione di spalla per patologie degenerative artrosiche o per patologie traumatiche fratturative, usando protesi standard o, nei casi specifici, a risparmio osseo.

Chirurgia della spalla in Humanitas Mater Domini

Una volta valutata l’esigenza dell’intervento chirurgico da parte dell’ortopedico, la terapia chirurgica può essere:

  • Artroscopia: indicata soprattutto per lesione dei tendini e instabilità di spalla
  • Chirurgia protesica: indicata soprattutto per gravi patologie degenerative

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini.

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Chirurgia dermatologica (dermochirurgia) https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-dermatologica-dermochirurgia/ Thu, 04 Apr 2013 13:32:08 +0000 http://materdomini.local/cure/chirurgia-dermatologica-dermochirurgia/ Che cos’è la dermochirurgia o chirurgia dermatologica? La dermochirurgia (o chirurgia dermatologica) è quella branca della dermatologia che può avere scopi oncologici o estetici e che si occupa del trattamento chirurgico di tutte quelle patologie cutanee che lo richiedono.Tali interventi chirurgici vengono eseguiti ambulatorialmente in anestesia locale. Consistono nell’asportazione della lesione mediante bisturi e nella […]

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Che cos’è la dermochirurgia o chirurgia dermatologica?

La dermochirurgia (o chirurgia dermatologica) è quella branca della dermatologia che può avere scopi oncologici o estetici e che si occupa del trattamento chirurgico di tutte quelle patologie cutanee che lo richiedono.
Tali interventi chirurgici vengono eseguiti ambulatorialmente in anestesia locale. Consistono nell’asportazione della lesione mediante bisturi e nella ricostruzione del danno cutaneo mediante sutura “per prima intenzione” (ove necessario) utilizzando tecniche di chirurgia plastica ricostruttiva oppure, “per seconda intenzione”, con l’utilizzo di particolari medicazioni.
Alcune particolari lesioni cutanee possono comunque essere rimosse con altre metodiche quali la diatermocoagulazione, l’asportazione mediante shaving (asportazione tangenziale), il curettage (semplice grattamento) o la crioterapia (trattamento con azoto liquido).

A cosa serve?

La dermochirurgia permette di asportare dalla cute, nevi, cisti, lipomi, fibromi, papillomi, verruche, cheratosi seborroiche ed attiniche, melanomi ed epiteliomi.
Le lesioni maligne e precancerose pongono l’obbligo dell’exeresi chirurgica, mentre le lesioni benigne spesso vengono rimosse per ragioni di semplice carattere estetico. Partendo dal presupposto che la sicura diagnosi si ottiene solo con l’esame istologico definitivo, tutte le neoformazioni sospette devono essere sottoposte a tale esame.

Informazioni Utili

Prestazioni con il S.S.N: si ricorda che il medico di medicina generale è tenuto a scrivere sull’impegnativa: nome, cognome ed età dell’assistito, codice fiscale, la prestazione richiesta, il quesito diagnostico, l’indicazione di eventuali esenzioni e l’urgenza.
Prestazioni PRIVATE: non è obbligatorio essere in possesso della prescrizione medica di uno specialista, ma è comunque consigliabile.

Norme di preparazione all’esame

Ai fini dell’esecuzione dell’esame è necessario:

  • escludere allergie ad anestetici
  • comunicare l’assunzione di eventuali terapie in corso, specialmente anticoagulanti o antiaggreganti, che dovranno eventualmente essere sospesi alcuni giorni prima dell’intervento su indicazione dello specialista
  • comunicare allo specialista eventuali patologie concomitanti quali: diabete, malattie neurologiche, malattie della coagulazione (eventuali esecuzione di esami specifici)
  • comunicare sempre se il paziente è portatore di pace maker (è sconsigliato in questo caso l’utilizzo del diatermocoagulatore)
  • provvedere alla valutazione cardiologica in casi selezionati e qualora fosse necessario
  • presentarsi all’appuntamento accompagnati
  • essere a digiuno da almeno 2 ore

Durata dell’esame

15/20 minuti

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Chirurgia protesica dell’anca https://www.materdomini.it/cure/protesi-anca/ Tue, 13 Feb 2018 09:41:21 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4120 Quando è necessaria la protesi all’anca? L’impianto di protesi d’anca è una procedura molto diffusa che, negli ultimi anni, si è evoluta sia nella tecnica chirurgica sia nei materiali utilizzati. La chirurgia protesica dell’anca permette di intervenire nei casi più avanzati di degenerazione dell’articolazione dovuta principalmente all’evolversi dell’artrosi. La necessità dell’intervento viene valutata dal chirurgo ortopedico a […]

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Quando è necessaria la protesi all’anca?

L’impianto di protesi d’anca è una procedura molto diffusa che, negli ultimi anni, si è evoluta sia nella tecnica chirurgica sia nei materiali utilizzati. La chirurgia protesica dell’anca permette di intervenire nei casi più avanzati di degenerazione dell’articolazione dovuta principalmente all’evolversi dell’artrosi.

La necessità dell’intervento viene valutata dal chirurgo ortopedico a seguito della visita specialistica ed esami di approfondimento.

L’intervento per la protesi all’anca

Prima dell’intervento, sulla base della valutazione della radiografia all’articolazione, lo specialista ortopedico esegue la pianificazione preoperatoria. È in questa fase che viene definita la protesi più adatta.

L’individuazione della protesi dipende dalla morfologia dell’anca, dall’età e dalla patologia del paziente (artrosi o coxartrosiartrite reumatoide, frattura).

L’artroprotesi d’anca, ossia la sostituzione totale dell’articolazione con una protesi artificiale, è costituita da diversi componenti: stelo femorale, testina protesica, inserto e cotile.

Infografica - Protesi anca

L’operazione all’anca viene eseguita normalmente in anestesia peridurale (ossia loco-regionale) ma, a seconda del singolo caso, l’anestesista valuta la soluzione più adatta.

In Humanitas Mater Domini l’intervento di protesi d’anca viene eseguito con il sistema di navigazione computerizzato, una tecnologia che potenzia la precisione chirurgica e mostra in anticipo l’esito dell’intervento. Questa tecnologia è stata studiata per rendere ancor più efficiente l’accesso mininvasivo anteriore, ossia una tecnica chirurgica eseguita ancora in pochi centri ortopedici in Italia che si caratterizza per un approccio mininvasivo e piccolo taglio cutaneo. Oltre a ridurre le dimensioni delle cicatrici, l’accesso mininvasivo anteriore permette di limitare al massimo l’impatto sui muscoli. In alcuni casi particolari, il chirurgo può valutare anche altre vie di accesso.

L’intervento è seguito da una breve degenza in ospedale (in media 6/10 gg) e, a partire dal giorno seguente l’operazione, il paziente torna a camminare.

Sistema di navigazione computerizzato

Grazie all’algoritmo di calcolo di cui è dotata, questa tecnologia restituisce al chirurgo ortopedico dati oggettivi sulle dimensioni e sull’orientamento che le componenti protesiche dovranno rispettare per garantire un impianto estremamente personalizzato sull’anatomia del paziente. 

Attraverso l’integrazione delle immagini dell’articolazione acquisite nelle fasi pre e intraoperatorie, il sistema di navigazione computerizzato permette allo specialista di studiare con maggior precisione la morfologia del paziente, identificare le componenti protesiche più adeguate e vedere in anticipo l’esito dell’intervento. Il tutto senza inserire sul bacino e sulla gamba tracker metallici caratteristici, invece, dei sistemi di navigazione tradizionali.

La precisione del chirurgo ortopedico viene potenziata dalla tecnologia, traducendosi in diversi vantaggi per il paziente:

  • Riduzione del rischio – già raro – di lussazione post-operatoria
  • Maggior stabilità muscolare
  • Aumento della durata dell’impianto.
  • Migliore confidenza
  • Più preciso controllo delle lunghezze degli arti

Leggi di più: Un navigatore computerizzato per la protesi d’anca: interventi personalizzati nell’ordine del millimetro

Accesso mininvasivo anteriore

Questa tecnica permette di inserire la protesi attraverso un taglio dalle ridotte dimensione (6-9 cm eseguito longitudinalmente sul lato frontale della coscia.

A differenza di quella tradizionale (ossia l’accesso posturo-laterale), la tecnica con accesso anteriore permette al chirurgo di posizionare la protesi senza sezionare nessun muscolo o tendine, con importanti vantaggi per il paziente:

  • Maggior stabilità dell’impianto
  • Ridotte perdite di sangue
  • Riduzione del dolore post-operatorio
  • Rapido abbandono delle stampelle
  • Riabilitazione in tempi brevi
  • Veloce ripresa delle attività giornaliere
  • Oltre all’uso delle stampelle, non sono necessarie ulteriori tutele postoperatorie (alza water, cuscini di supporto)

Leggi di più: Accesso mininvasivo anteriore: per un risparmio di muscoli e tendini

La tecnica bikini, per rendere ancora meno visibile la cicatrice

Oltre all’attenzione al beneficio fisico del paziente, oggi le tecniche chirurgiche si sono innovate per soddisfare anche le esigenze estetiche, un aspetto importante che tal volta può avere ricadute sul lato psicologico della persona. In passato, infatti, un intervento di protesi lasciava cicatrici molto evidenti.

Per questo motivo, la tecnica con accesso anteriore viene eseguita anche con la variante “Bikini incision”. In questo caso, l’incisione viene eseguita obliquamente (e non longitudinalmente), ripercorrendo la naturale piega dell’inguine. In questo modo, la cicatrice potrà essere facilmente nascosta con gli slip o il costume.

Questa tecnica può essere eseguita solo nel caso in cui non ci siano condizioni di sovrappeso o obesità.

L’intervento bilaterale per le protesi d’anca

in Humanitas Mater Domini, la tecnica con accesso anteriore, anche con la variante “Bikini incision”, può essere eseguita su entrambe le articolazioni nel corso dello stesso intervento chirurgico, solo a seguito della valutazione specialistica che confermi l’idoneità del paziente Questo intervento, oltre ai vantaggi elencati precedentemente, assicura al paziente:

  • minor stress fisico emotivo (un solo intervento chirurgico, una sola anestesia, un solo ricovero e percorso riabilitativo)
  • precoce ritorno alla vita quotidiana (diversamente, si sarebbe prolungato nell’attesa di un secondo intervento)

Maggiori informazioni, a voce degli specialisti

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Chirurgia protesica della spalla https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-protesica-della-spalla/ Fri, 22 Dec 2023 15:37:23 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=32540 In Humanitas Mater Domini l’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia è specializzata nel trattamento delle malattie della spalla, sia degenerative che traumatiche. Che cos’è la chirurgia protesica della spalla? Per chirurgia protesica della spalla s’intende un intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione della spalla con una protesi che può essere totale, cioè sostituire sia la testa […]

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In Humanitas Mater Domini l’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia è specializzata nel trattamento delle malattie della spalla, sia degenerative che traumatiche.

Che cos’è la chirurgia protesica della spalla?

Per chirurgia protesica della spalla s’intende un intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione della spalla con una protesi che può essere totale, cioè sostituire sia la testa dell’omero sia la parte glenoidea a livello scapolare, oppure parziale, cioè riguardare solo la testa dell’omero. 

L’intervento di chirurgia protesica alla spalla avviene solitamente in presenza di un severo consumo della cartilagine dell’articolazione gleno-omerale, cioè in caso di omartrosi (artrosi della spalla). 

L’usura della cartilagine può essere provocata da:

  • esiti di fratture dell’estremo prossimale dell’omero e/o della glena;
  • lesioni croniche dei tendini della cuffia dei rotatori;
  • necrosi cefalica;
  • malattie reumatiche;
  • condizioni iatrogene.

Attualmente, esistono 3 tipi di sistemi protesici: la protesi anatomica, che viene utilizzata nel caso in cui i tendini della cuffia dei rotatori siano rimasti integri (omartrosi concentrica), la protesi inversa utile invece quando l’integrità dei tendini è compromessa e non più riparabile e, infine, le protesi di rivestimento, che vengono utilizzate in presenza di patologie come la necrosi cefalica e l’artrosi concentrica riguardante prevalentemente la testa dell’omero. È oggi possibile nel nostro Istituto impiantare questi sistemi protesici, sempre meno invasivi e più modulabili, rispettando le condizioni paziente specifiche. 

Come funziona la chirurgia protesica della spalla?

Prima di eseguire l’intervento di protesi della spalla, il paziente si sottopone al pre-ricovero, cioè visite ed esami che valutano eventuali patologie associate, la necessità di utilizzo di anticoagulanti, eventuali allergie a metalli e la modalità di anestesia più adatta. Il ricovero dura solitamente 3-4 giorni, volti a garantire il controllo del dolore, la diminuzione del processo infiammatorio post-chirurgico e assicurarsi le buone condizioni clinico-fisiche del paziente. 

Dal secondo giorno viene illustrato al paziente l’inizio del percorso kinesiterapico, con i primi esercizi di mobilizzazione passiva del gomito e del polso e gli esercizi pendolari della spalla. La kinesiterapia inizia la sua fase attiva dopo 2 settimane dall’intervento, sotto la guida di un fisioterapista con esercizi di mobilizzazione passiva ed attiva cauta della spalla, per il recupero graduale del movimento.

Dalla 4° settimana in poi inizia l’abbandono graduale del tutore.

La chirurgia protesica della spalla è dolorosa o pericolosa?

La chirurgia protesica della spalla si esegue in anestesia loco-regionale, generale o mista e non è pericolosa e/o dolorosa.

Le complicazioni della chirurgia protesica della spalla sono rare e possono dividersi in: intra-operatorie (ad esempio fratture di segmenti scheletrici, lesioni neuro-vascolari) e post-operatorie (ad esempio ematomi, infezioni e lussazioni). A differenza degli impianti protesici nelle articolazioni sottoposte a carico (es. anca e ginocchio) l’usura della protesi di spalla è molto meno frequente, e, in assenza di complicanze specifiche, non richiede di norma una revisione, a distanza di tempo, dell’impianto stesso.

Quando si ricorre alla chirurgia protesica della spalla?

L’intervento di protesi si esegue nei casi in cui si riscontra un’artrosi severa dell’articolazione gleno-omerale con limitazioni funzionali e dolore persistente alla spalla. 

In sede di visita ortopedica alla spalla, una volta constatata la condizione clinica e prima dell’intervento, lo specialista ortopedico può richiedere esami strumentali di approfondimento a fini diagnostici e di una adeguata preparazione pre-operatoria, come radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettroneurografia.

Prima dell’intervento chirurgico di protesi della spalla è consigliato sottoporsi a terapia medica per il controllo del processo infiammatorio e a fisiokinesiterapia per il mantenimento e il recupero eventuale del movimento dell’articolazione.

Norme di preparazione

Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina dedicata alle norme di preparazione.

Area medica di riferimento

Per maggiori informazioni vedere l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini

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Chirurgia robotica per protesi al ginocchio https://www.materdomini.it/cure/chirurgia-robotica-per-protesi-al-ginocchio/ Mon, 09 Dec 2019 10:25:52 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=14994 L’artrosi di ginocchio è una malattia degenerativa che non colpisce solo gli anziani. Traumi giovanili al menisco o ad altre strutture del ginocchio, malattie infiammatorie o reumatiche, ginocchia “storte” in varismo o valgismo (a X o “del fantino”) aumentano il rischio di degenerazione della cartilagine articolare che porta all’artrosi.  Qualunque sia la causa e l’età, […]

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L’artrosi di ginocchio è una malattia degenerativa che non colpisce solo gli anziani. Traumi giovanili al menisco o ad altre strutture del ginocchio, malattie infiammatorie o reumatiche, ginocchia “storte” in varismo o valgismo (a X o “del fantino”) aumentano il rischio di degenerazione della cartilagine articolare che porta all’artrosi.  Qualunque sia la causa e l’età, nelle fasi più avanzate del problema, l’impianto di protesi rimane la soluzione chirurgica. in Humanitas Mater Domini, prima struttura sanitaria in provincia di Varese e Milano, è attivo Navio, il robot in “camice bianco” che affianca il chirurgo ortopedico durante la pianificazione pre-operatoria e l’intervento.

Pianificazione preoperatoria e intervento chirurgico al ginocchio con robot

La tecnologia del nuovo robot Navio permette ai chirurghi di lavorare alla pianificazione pre-operatoria con il supporto di sensori e strumenti chirurgici collegati a software 3D per un’analisi dettagliata del movimento del ginocchio e la ricostruzione tridimensionale dell’anatomia delle superfici articolari (tibia e femore). In questo modo, l’intervento risulta estremamente personalizzato sul singolo paziente e mininvasivo.

Nella fase operatoria, invece, l’analisi scientifica dei dati anatomici, di movimento e di stabilità dell’articolazione potenzia la precisione del chirurgo nel posizionamento della protesi. A guidare Navio è l’esperienza del chirurgo, che non viene sostituito, ma bensì assistito dalla macchina negli interventi di protesi per un percorso di cura mininvasivo e personalizzato sulla base dell’anatomia del singolo paziente.

I vantaggi dell’intervento al ginocchio con robot:

  • Più rapido ritorno alla vita quotidiana e allo sport: dopo poche ore dall’intervento il paziente può muovere il ginocchio e, dal giorno seguente, camminare; la degenza è più breve (5 giorni circa) e l’uso delle stampelle limitato a sole 2 settimane.
  • Estrema personalizzazione dell’intervento partendo dallo studio anatomico del singolo paziente 
  • Massimo recupero possibile del movimento naturale del ginocchio
  • Mininvasività
  • Minor dolore post-operatorio

I risultati della chirurgia robotica per protesi di ginocchio

Percorso di cura completamente robotizzato

In Humanitas Mater Domini, per chi necessita dell’impianto di protesi di ginocchio monocompartimentale o totale è disponibile un percorso di cura completamente robotizzato, dove due robot assistono gli specialisti in tutte le fasi: nella valutazione clinica, l’Intelligenza Artificiale del robot Hunova permette di approfondire lo stato di salute dell’articolazione, analizzando con maggior scientificità la funzionalità del ginocchio. Nella pianificazione preoperatoria e nell’intervento, il chirurgo ortopedico è affiancato dalla precisione millimetrica del robot Navio, mentre nella fase riabilitativa il fisioterapista può contare nuovamente sul supporto del robot Hunova per studiare percorsi riabilitativi estremamente personalizzati.

Quali sono i tempi di recupero per un intervento riguardante l’inserimento di una protesi di ginocchio?

Il percorso di cura, unico in Lombardia, permette al paziente un recupero funzionale più rapido: muovere il ginocchio dopo poche ore dall’intervento, camminare dal giorno seguente, abbreviare i tempi di degenza (5 giorni circa), abbandonare le stampelle dopo sole 2 settimane e tornare alla vita quotidiana in tempi rapidi

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Crioterapia con azoto liquido https://www.materdomini.it/cure/crioterapia-con-azoto-liquido/ Thu, 04 Apr 2013 13:25:39 +0000 http://materdomini.local/cure/crioterapia-con-azoto-liquido/ Che cos’è la crioterapia? Con il termine crioterapia si intende letteralmente “trattamento con il freddo“. Comunemente si utilizza anidride carbonica o azoto liquido. Presso Humanitas Mater Domini, per eseguire la crioterapia si utilizza l’azoto liquido, per la distruzione di alcune lesioni cutanee, mediante appositi strumenti a spruzzo (“cry-ac”) o attraverso bastoncini di legno con ovatta. […]

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Che cos’è la crioterapia?

Con il termine crioterapia si intende letteralmente “trattamento con il freddo“. Comunemente si utilizza anidride carbonica o azoto liquido.
Presso Humanitas Mater Domini, per eseguire la crioterapia si utilizza l’azoto liquido, per la distruzione di alcune lesioni cutanee, mediante appositi strumenti a spruzzo (“cry-ac”) o attraverso bastoncini di legno con ovatta.

A cosa serve l’esame?

Le neoformazioni che vengono comunemente trattate comprendono le verruche virali (volgari e piane) più frequenti nel giovane/adulto, le cheratosi attiniche e le cheratosi seborroiche (più frequenti nell’adulto/anziano). In alcune circostanze, la crioterapia può essere utilizzata per ridurre le dimensioni o per tentare di appianare alcune cicatrici ipertrofiche e/o cheloidi. L’effetto che si crea dopo l’applicazione di azoto liquido è quello di un’ustione “da freddo”.

Le alternative alla crioterapia consistono in prodotti topici (“cheratolitici” a base di acido lattico, glicolico, salicilico) oppure nell’intervento chirurgico tradizionale oppure mediante laser (in tali casi si rende necessaria l’esecuzione di anestesia locale).

Informazioni Utili

Prestazioni S.S.N.: l’assenza dell’impegnativa preclude l’esecuzione della prestazione. Si ricorda che il medico di medicina generale è tenuto a scrivere sull’impegnativa: nome, cognome ed età dell’assistito, codice fiscale, prestazione richiesta, quesito diagnostico, indicazione di eventuali esenzioni e livello d’urgenza.
Prestazioni PRIVATE: non è obbligatorio essere in possesso della prescrizione medica di uno specialista, ma è comunque consigliabile.

Norme di preparazione all’esame

Non è prevista alcuna norma di preparazione

Durata dell’esame

5 minuti

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Da Vinci: chirurgia robotica in Urologia https://www.materdomini.it/cure/da-vinci-x-chirurgia-robotica-urologia/ Thu, 15 Feb 2018 15:24:02 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4488 In Humanitas Mater Domini è presente “da Vinci X”, il primo robot chirurgico di questo modello installato in Lombardia, il secondo in Italia. Cos’è il sistema robotico da Vinci? La chirurgia robotica rappresenta la nuova frontiera della chirurgia mininvasiva. Il robot “da Vinci”, uno dei robot chirurgici più diffusi al mondo, conferisce al gesto chirurgico […]

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In Humanitas Mater Domini è presente “da Vinci X”, il primo robot chirurgico di questo modello installato in Lombardia, il secondo in Italia.

Cos’è il sistema robotico da Vinci?

La chirurgia robotica rappresenta la nuova frontiera della chirurgia mininvasiva. Il robot “da Vinci”, uno dei robot chirurgici più diffusi al mondo, conferisce al gesto chirurgico una precisione non confrontabile con altre tecniche e permette di superare i limiti legati alla difficoltà di trattare, con la laparoscopia, patologie in sedi anatomiche difficili da raggiungere. La chirurgia da Vinci, estendendo ad interventi complessi i benefici della mininvasività, permette una estrema versatilità dei movimenti e consente di raggiungere spazi anatomici ristretti e profondi.

Quali sono i vantaggi per il paziente?

  • Piccole incisioni con migliori risultati estetici
  • Minore necessità di trasfusioni
  • Minor dolore post-operatorio
  • Riduzione tempi di ospedalizzazione, che in molti casi vengono addirittura dimezzati
  • Ripresa più rapida della normale attività

Trattamenti del tumore della prostata

Una volta confermata la diagnosi di tumore della prostata e ipotizzata la probabilità di malattia confinata all’organo sulla base di quantità di tumore, Score di Gleason e PSA, l’urologo discute le opzioni terapeutiche con il paziente. Gli approcci terapeutici per il tumore della prostata e organo confinato variano dalla sorveglianza attiva, alla radioterapia fino all’intervento di asportazione della prostata (prostatectomia radicale) a seconda di quantità di tumore, grado istologico, PSA, età e condizioni generali del paziente.

Quando viceversa la malattia è metastatica, cioè uscita dalla prostata si discuteranno con il paziente le ipotesi terapeutiche, tra cui: vigile attesa della comparsa di sintomi, ormonoterapia o chemioterapia. Anche in questo caso la scelta del trattamento dipende da fattori quali il livello del PSA, la positività alle immagini di malattia estesa, l’età e il lo stato di salute generale.

Quali interventi si possono eseguire?

Con il Robot “da Vinci”, l’équipe di Urologia di Humanitas Mater Domini esegue interventi di complessità crescente.
In caso di tumore alla prostata, l’intervento di prostatectomia radicale (rimozione totale della prostata) è una procedura ormai consolidata con il robot: è possibile effettuarla sia contemporaneamente all’asportazione dei linfonodi locoregionali (linfoadenectomia), sia con tecnica “nerve sparing”, che permette il mantenimento delle terminazioni nervose allo scopo di ridurre le problematiche legate alla ripresa della funzionalità sessuale.

La chirurgia urologica robotica, inoltre, consente il trattamento di tumori al rene, di patologie ostruttive o malformative dell’uretere ed il trattamento, in casi selezionati, di patologie pelviche (es. prolasso vescicale).

Nei prossimi mesi, la chirurgia robotica sarà utilizzata anche nel trattamento delle  patologie del colon-retto. Un approccio all’avanguardia per malattie che hanno un crescente impatto sociale. Sino ad ora oltre alla chirurgia tradizionale si eseguiva presso il nostro Istituto la chirurgia laparoscopica. Ora, con il Robot “da Vinci”, l’équipe eseguirà le resezioni colon rettali anche con approccio robotico sia per il trattamento delle patologie maligne che per le  patologie benigne ”, conclude il dottor Walter Zuliani, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia dell’Istituto.

Come si esegue l’intervento del tumore alla prostata con il “Robot Da Vinci”?

Il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto alla consolle, muove gli strumenti robotici, intercambiando la funzione dei bracci meccanici. Il robot (carrello chirurgico) che è posto a lato del letto operatorio, trasmette i movimenti del chirurgo ai bracci dove sono montati speciali strumenti operatori in grado di eseguire all’interno del corpo umano gesti fluidi ed estremamente precisi.

Il sistema robotico da Vinci si compone di:

  • Console chirurgica: è il centro di controllo. La tecnologia minimizza l’impatto del tremore fisiologico delle mani del chirurgo o di movimenti involontari;
  • Carrello paziente: si compone di 4 braccia movimentabili e interscambiabili, montate su un’unica colonna, dedicate al supporto della telecamera endoscopica e di strumenti da 8 mm. Tali strumenti, chiamati Endowrist, consentono libertà di movimento su 7 assi (a differenza dei 5 gradi degli strumenti di laparoscopia convenzionale) e una rotazione di circa 540°;
  • Carrello visione: contiene l’unità centrale di elaborazione e processamento dell’immagine.

La piattaforma da Vinci è l’unico sistema robotico che:

  • traduce i movimenti del chirurgo in modo intuitivo
  • permette una reale visione 3D del campo operatorio. Il chirurgo viene letteralmente “immerso”, senza ausilio di occhiali o altre apparecchiature, all’interno del corpo del paziente.
  • consente di intervenire attraverso la tecnologia Single-Site con unico accesso attraverso l’ombelico.

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Defibrillatore automatico impiantabile https://www.materdomini.it/cure/defibrillatore-automatico-impiantabile/ Tue, 13 Feb 2018 09:31:40 +0000 https://www.materdomini.it/?post_type=cure&p=4084 Che cos’è il defibrillatore automatico impiantabile? Il defibrillatore automatico è un apparecchio in grado di controllare continuamente l’attività elettrica del cuore intervenendo principalmente in caso di improvvise accelerazioni legate ad un’aritmia ventricolare (tachicardia o fibrillazione) potenzialmente mortale. Per chi è indicato l’impianto del defibrillatore automatico impiantabile? L’impianto è indicato sia nei pazienti che hanno già […]

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Che cos’è il defibrillatore automatico impiantabile?

Il defibrillatore automatico è un apparecchio in grado di controllare continuamente l’attività elettrica del cuore intervenendo principalmente in caso di improvvise accelerazioni legate ad un’aritmia ventricolare (tachicardia o fibrillazione) potenzialmente mortale.

Per chi è indicato l’impianto del defibrillatore automatico impiantabile?

L’impianto è indicato sia nei pazienti che hanno già avuto un’aritmia ventricolare maligna, o sono sopravvissuti ad arresto cardiaco, sia per i pazienti con elevato rischio, per effetto del tipo e della gravità della malattia cardiaca di cui sono affetti. 

Come funziona il defibrillatore automatico impiantabile?

Il sistema è composto da due parti:

  1. una centrale che riconosce e genera gli impulsi elettrici (generatore): rappresenta il “cervello” del sistema e viene posizionato generalmente nella parte alta del petto
  2. una o più sonde collegate al generatore e posizionate all’interno del cuore (elettrocateteri): trasmettono gli impulsi elettrici dal generatore al cuore e viceversa. In alcuni casi la sonda utilizzata è extravascolare e viene posizionata sotto la cute nella zona centrale del petto.

In presenza di una tachicardia ad alta frequenza, il defibrillatore può intervenire in due modi:

  1. emettendo degli impulsi elettrici a frequenza maggiore dell’aritmia stessa che ne provocano l’arresto (stimolazione antitachicardica)
  2. erogando una scarica elettrica ad elevato voltaggio (defibrillazione/cardioversione) che arresta l’aritmia e fa ripartire il cuore con il suo normale ritmo

Il defibrillatore è in grado di trattare anche le bradiaritmie (condizioni in cui il cuore batte molto lentamente) allo stesso modo di un pace-maker.

Come viene eseguito l’impianto del defibrillatore automatico?

Il defibrillatore viene impiantato dall’elettrofisiologo (un cardiologo che si occupa delle aritmie del cuore) durante un breve ricovero. L’apparecchio viene inserito, in anestesia locale, attraverso un piccolo taglio eseguito nella parte alta del petto. Una o più sonde vengono introdotte attraverso una vena reperita nella stessa zona di incisione e posizionate nel cuore sotto la guida dei raggi X. È anche possibile utilizzare apparecchi totalmente extravascolari in cui la sonda è posizionata sotto la cute nella parte centrale del petto. Se indicato, il funzionamento del sistema viene valutato provocando, attraverso degli impulsi elettrici, l’aritmia ventricolare e testando la capacità di questo di interromperla con una scarica elettrica (test di defibrillazione).  In questa fase il paziente viene profondamente sedato con farmaci. Le complicanze sono rare e sono legate prevalentemente all’inserimento delle sonde.

La dimissione avviene nella giornata successiva all’impianto. Il corretto funzionamento del defibrillatore verrà valutato mediante periodici controlli ambulatoriali. Nei moderni dispositivi il controllo elettronico può avvenire anche a distanza, attraverso un particolare apparecchio in dotazione al paziente che trasmette quotidianamente i dati raccolti al Centro di riferimento. In prossimità della scarica delle batterie (di solito dopo molti anni dall’impianto) il generatore verrà sostituito con un modello equivalente durante un breve ricovero.

Speciali defibrillatori possono essere utilizzati anche per la terapia di resincronizzazione cardiaca.

Qual è l’area medica di riferimento per l’impianto del defibrillatore automatico?

È possibile fare riferimento all’Unità Operativa di Elettrofisiologia di Humanitas Mater Domini (Castellanza).

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