{"id":22278,"date":"2021-06-10T15:33:38","date_gmt":"2021-06-10T15:33:38","guid":{"rendered":"https:\/\/www.materdomini.it\/?post_type=news&p=22278"},"modified":"2022-08-03T14:32:43","modified_gmt":"2022-08-03T14:32:43","slug":"lo-sai-che-il-mal-di-testa-e-una-patologia-che-ha-memoria","status":"publish","type":"news","link":"https:\/\/www.materdomini.it\/news\/lo-sai-che-il-mal-di-testa-e-una-patologia-che-ha-memoria\/","title":{"rendered":"Lo sai che il mal di testa \u00e8 una patologia che ha \u201cmemoria\u201d?"},"content":{"rendered":"
Numerosi studi evidenziano che, se il dolore non viene controllato per un lungo lasso di tempo, le aree del cervello che elaborano questo sintomo diventano particolarmente ipersensibili e sviluppano quella che pu\u00f2 essere definita \u201cmemoria del dolore\u201d<\/strong> o \u201csensibilizzazione centrale e periferica del dolore\u201d. <\/strong>Questa situazione pu\u00f2 portare all\u2019acutizzazione del dolore cronico<\/strong> tramite l\u2019azione di vari mediatori biochimici e di una piccola proteina scoperta dalla Montalcini e nota come Nerve Growth Factor (NGF).<\/p>\n Cosa accade? I neuroni diventano pi\u00f9 sensibili ai segnali sensoriali contribuendo all\u2019aumento della percezione del dolore e, anche in presenza di stimoli minimi, la sensazione si amplifica e provoca disagio.<\/p>\n Ecco, dunque, che si crea il circolo vizioso: sopportare a lungo il dolore pu\u00f2 rendere il sistema di percezione dello stesso particolarmente ipersensibile e creare cos\u00ec un meccanismo circolare.<\/p>\n Pensate che 1 persona su sette nel mondo soffre di emicrania,<\/strong> ben 7-8 milioni solo in Italia.<\/p>\n Le donne, in particolare, sono i soggetti pi\u00f9 colpiti: la proporzione rispetto al sesso maschile \u00e8 di 3 a 1. Il dolore tipico dell\u2019emicrania \u00e8 spesso pulsante<\/strong> e tendenzialmente si presenta come dolore unilaterale e fortemente invalidante<\/strong>.<\/p>\n Il 70% dei pazienti non riesce a fare nulla durante l\u2019attacco. Il 60% vive nella costante paura dell\u2019insorgenza dei sintomi. Nella forma cronica pu\u00f2 far perdere molti giorni di lavoro e giornate di vita sociale.<\/p>\n A rappresentare il\u00a0futuro del trattamento del mal di testa <\/strong>potrebbero essere gli anticorpi monoclonali<\/strong>.<\/p>\n Si tratta di molecole che derivano principalmente o interamente da cellule umane e volte a bloccare la proteina CGRP, impedendo cos\u00ec l\u2019innesco della crisi emicranica. Il CGRP \u00e8 una piccola proteina che viene liberata dalle terminazioni trigeminali che innervano i vasi sanguigni meningei con conseguente vasodilatazione e innesco dell\u2019attacco doloroso. Bloccando questa piccola proteina nei soggetti con emicrania si evita l\u2019infiammazione e la dilatazione dei vasi sanguigni e si arresta la trasmissione del dolore.<\/p>\n Gli anticorpi monoclonali non si assumono quando insorge un attacco acuto di cefalea, ma sono una terapia preventiva<\/strong>, quindi mirata a ridurre la frequenza, intensit\u00e0 e durata degli attacchi emicranici nel corso del tempo<\/strong>.<\/p>\n Il trattamento con gli anticorpi monoclonali \u00e8 indicato in persone adulte che soffrono di emicrania per almeno 4 giorni al mese<\/strong>. Il trattamento consiste in un\u2019iniezione sottocutanea (ad esempio nella coscia) tramite una siringa pre-riempita, che consente anche al paziente un\u2019auto somministrazione del farmaco. Questi e altri trattamenti nel nostro nuovo spazio per la tua salute. Scopri l’Edificio 3<\/strong>.<\/p>\nEmicrania: a soffrirne 1 persona su 7<\/h3>\n
La cefalea, ma soprattutto l\u2019emicrania, possono essere curate!<\/h3>\n
Circa il 70% dei pazienti trattati con gli anticorpi riduce di almeno la met\u00e0 il numero di episodi di emicrania<\/h3>\n
\nPer accedere al trattamento, occorre essere seguiti da un medico specialista. Durante una visita neurologica per cefalee valuter\u00e0, a seguito di un\u2019attenta anamnesi, l\u2019opportunit\u00e0 di essere sottoposto al trattamento.<\/p>\n