{"id":30998,"date":"2023-05-08T10:38:38","date_gmt":"2023-05-08T10:38:38","guid":{"rendered":"https:\/\/www.materdomini.it\/?post_type=news&p=30998"},"modified":"2024-08-07T12:35:08","modified_gmt":"2024-08-07T12:35:08","slug":"tumore-al-seno-ecco-come-racconti-e-fotografie-aiutano-le-pazienti-lo-studio-delluniversita-cattolica","status":"publish","type":"news","link":"https:\/\/www.materdomini.it\/news\/tumore-al-seno-ecco-come-racconti-e-fotografie-aiutano-le-pazienti-lo-studio-delluniversita-cattolica\/","title":{"rendered":"Tumore al seno: ecco come racconti e fotografie aiutano le pazienti. Lo studio dell’Universit\u00e0 Cattolica"},"content":{"rendered":"\n
Sensibilizzare sul tema della prevenzione a partire dall\u2019esperienza di donne protagoniste di storie di malattia e rinascita. \u00c8 l\u2019obiettivo del progetto \u201cSorrisi in Rosa\u201d <\/strong>di Humanitas<\/strong> che ha commissionato a Cremit<\/strong><\/a>, Centro di Ricerca sull\u2019Educazione ai Media, all\u2019Innovazione e alla Tecnologia dell\u2019Universit\u00e0 Cattolica<\/strong>, una misurazione degli effetti della narrazione – con foto e racconti – sui percorsi di cura delle donne<\/strong>. Oggi i due partner hanno presentato in Cattolica i primi risultati della ricerca durante il convegno \u201cRaccontare la malattia per sostenere la cura. Rileggere la prevenzione in chiave digitale<\/strong>\u201d cui hanno partecipato, tra gli altri, Rosanna D\u2019Antona<\/strong>, Presidente Europa Donna Italia, e Gerry Scotti<\/strong>, testimonial delle campagne di salute della donna di Humanitas.<\/p>\n\n\n\n Il progetto di prevenzione senologica \u201cSorrisi in Rosa\u201d \u00e8 nato sette anni fa da un\u2019idea dei senologi di Humanitas<\/strong> in collaborazione con la fotografa Luisa Morniroli<\/strong> e la scrittrice Cristina Barberis Negra<\/strong>, entrambe ex pazienti, e ormai coinvolge oltre 100 donne<\/strong> da Torino a Catania, da Milano a Bergamo e Varese. Sono loro le protagoniste della mostra fotografica<\/strong> \u201cSorrisi in Rosa\u201d che veste le sale d\u2019attesa<\/strong> di tutti gli ospedali e dei centri medici Humanitas italiani, e ora inaugurata anche nell\u2019atrio dell\u2019aula Pio XI in Universit\u00e0 Cattolica. Alle foto si aggiungono racconti<\/strong> sul sito<\/a>, un libro<\/a> (Sorrisi in Fiore), podcast ed eventi di prevenzione, in collaborazione con Fondazione Humanitas per la Ricerca.<\/p>\n\n\n\n Alla mostra fotografica Cremit ha associato un QR code<\/strong> che porta ad un questionario anonimo, con circa trenta domande personalizzate a seconda delle prime risposte che hanno suddiviso le partecipanti in donne gi\u00e0 testimonial dell\u2019iniziativa, pazienti inserite in un percorso di cura o di diagnosi\/prevenzione, accompagnatori e familiari.<\/p>\n\n\n\n \u00abSono figlio di una generazione, quella del dopoguerra – ha detto Gerry Scotti<\/strong> durante la presentazione dello studio \u2013 in cui le donne non parlavano della malattia per vergogna, nemmeno in famiglia. Quella generazione ha patito il tenersi dentro di s\u00e9 questa condizione. Oggi siamo qui per raccontare la malattia per sostenere la cura: raccontandosi, le donne di \u201cSorrisi in Rosa\u201d hanno aiutato chi fa Ricerca e migliora la clinica e la chirurgia. E raccontandosi con il sorriso sulle labbra aiutano altre donne a guarire\u00bb.<\/p>\n\n\n\n Da ottobre a dicembre 2022 sono stati raccolti oltre 400 questionari<\/strong> (i cui rispondenti sono per il 68% pazienti, per il 23% testimonial e per il 9% caregiver). L\u2019evidenza principale emersa \u00e8 che \u201cSorrisi in Rosa\u201d \u00e8 in grado di accompagnare le donne che diventano testimoni dalla diagnosi alla conclusione delle cure attive. Dalla ricerca curata da Cremit con la supervisione della coordinatrice Simona Ferrari<\/strong><\/a>, docente di Didattica generale in Universit\u00e0 Cattolica, si evince che le donne hanno definito l\u2019esperienza della malattia e della cura vissute con tre parole: forza, coraggio e positivit\u00e0<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n In particolare, le forme narrative pi\u00f9 apprezzate<\/strong> dalle pazienti sono le fotografie<\/strong> (26% e il sito<\/strong> (12,5%). Inoltre, la maggior parte delle donne ha dichiarato che queste forme narrative hanno dato loro fiducia<\/strong> (4,57 su un punteggio di 6), che \u00e8 possibile riuscire a superare tutto (4,49 su 6), che si sono sentite meno sole<\/strong> (4,43 su 6), che hanno sentito di avere speranza<\/strong> (4,47 su 6).<\/p>\n\n\nLo studio Cremit<\/h2>\n\n\n\n