La vitamina D è una sostanza di fondamentale importanza per la salute del metabolismo osseo e per mantenere un buon tono della muscolatura. La vitamina D, infatti, è deputata all’assorbimento del calcio e del fosforo nell’intestino.
Chi presenta una carenza di vitamina D può sviluppare, a lungo termine, problemi alle ossa, a causa di una diminuzione della densità ossea che comporta un aumento della fragilità e del rischio di frattura.
Ne parliamo con il dottor Leopoldo Giani, reumatologo di Humanitas Mater Domini.
Vitamina D: a cosa serve?
Le cellule delle ossa, ossia gli osteociti, gli osteoblasti e gli osteoclasti, come tutte le cellule del nostro organismo si rigenerano in continuazione. In questo processo, che si definisce rimodellamento osseo e che è alla base della riparazione delle fratture, il tessuto vecchio dell’osso viene continuamente sostituito da un tessuto nuovo.
Grazie all’apporto di vitamina D, le ossa possono mantenere i livelli di calcio e di fosforo adeguati per conservare la propria densità e prevenire così l’insorgenza dell’osteoporosi. Tuttavia, per via del fisiologico invecchiamento dell’organismo o a causa appunto di una carenza di vitamina D, si può assistere a una diminuzione delle cellule giovani che aumenta la fragilità delle ossa.
Carenza di vitamina D, cosa fare
La carenza di vitamina D si diagnostica con un esame del sangue. A essere analizzati sono i valori della sua forma metabolizzata, la 25-idrossivitamina D. I valori desiderabili di 25(OH)D sono compresi tra 20 e 40 ng/mL. I valori superiori ai 20 ng/ml sono efficaci per quanto attiene alla salute dell’osso, mentre per valori inferiori ai 40 ng/mL è garantita la sicurezza per quanto riguarda eventuali effetti tossici (fonte AIFA).
La vitamina D viene prodotta naturalmente tramite l’esposizione della pelle al sole, ma in molte condizioni questo meccanismo fisiologico è insufficiente (età avanzata, presenza di patologie che rallentano l’assorbimento, diete prive di latte e derivati, ricche di calcio) è opportuno far ricorso ad una integrazione che garantisca i livelli ottimali di vitamina D. L’esposizione al sole, infatti, in questi casi, non assicura una sufficiente produzione di questa vitamina.
A essere a rischio di carenze sono anche le persone con la pelle scura, poiché sintetizzano valori più bassi di vitamina D, nonché i pazienti interessati da malattia di Crohn o da celiachia, patologie che non consentono un’adeguata gestione dei grassi deputati all’assorbimento di questa vitamina.
Anche l’obesità rappresenta un rischio per la carenza di vitamina D: in questo caso, infatti, l’eccesso di grasso non consente l’ingresso della vitamina D nel sangue.
Vitamina D: in quali alimenti si trova?
Gli alimenti grazie ai quali si può comunque avere un apporto di vitamina D sono:
- olio di merluzzo
- pesci grassi (salmone, tonno, pesce spada)
- tuorlo d’uovo
- formaggio
- fegato di manzo
- alimenti arricchiti (per esempio alcune tipologie di latte)
Non è possibile, però, assumere la vitamina D esclusivamente attraverso l’alimentazione, anche perché è presente in pochi alimenti. Dunque, come anticipato, in caso di carenza diventa necessario il consulto con uno specialista (endocrinologo, nutrizionista, reumatologo) per iniziare a usare integratori, come l’ergocalciferolo e il colecalciferolo.
Bilanciare i livelli di vitamina D è fondamentale per avere delle ossa forti e, a trarne benefici, è la qualità dell’osso nel suo complesso. Non solo, si riduce anche la percentuale di rischio frattura sia nei soggetti più anziani, sia in quelli giovani.