Capita spesso in momenti di intenso stress emotivo di ritrovarsi a mangiare qualcosa per semplice sfizio: si chiama fame nervosa e colpisce le abitudini alimentari, impattando negativamente sul nostro benessere psico-fisico. Come riconoscerla? Lo spiegano le dottoresse Marzia Sucameli (nutrizionista) e Laura Cazzaniga (psicologa e psicoterapeuta) di Humanitas Mater Domini.
Fame emotiva: cos’è?
“Trovarsi soli in casa, aprire il frigorifero e addentare voracemente il primo cibo che si presenta alla vista è un classico esempio di fame emotiva. Se le abbuffate si presentano con una certa frequenza e sono legate a sensazioni negative, infatti, è possibile che si istauri un circolo vizioso, per cui si tenti di far fronte a problemi o insoddisfazioni appagandoli con il cibo” spiega la dottoressa Sucameli.
Fame emotiva e fame fisica: quali le differenze?
Ci sono diversi campanelli d’allarme che aiutano a riconoscere la fame emotiva:
- Si presenta improvvisamente, come un bisogno da soddisfare con imminenza
- Si tratta di un impulso che porta a ricercare cibi spazzatura
- Non fornisce il senso di sazietà perché si avverte un vuoto incolmabile
- È legata a emozioni e sensazioni negative, quali: senso di colpa, impotenza o vergogna
Come combattere la fame emotiva
“Nel caso si presentino questi campanelli d’allarme, è importante affrontare il problema, senza timori o vergogne”, afferma la dottoressa Cazzaniga. Il suo consiglio è di rivolgersi ad un nutrizionista e psicologo che, insieme, possano definire un percorso di cambiamento, volto a migliorare lo stile alimentare ed affrontare le problematiche emotive, causa dell’insano rapporto con il cibo.
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