Un passo in avanti per la Cardiologia di Humanitas Mater Domini: la professionalità dei medici e l’impiego di un nuovo dispositivo mininvasivo denominato Impella, che è in grado di supportare e fare temporaneamente le veci del cuore, hanno premesso di eseguire in sicurezza una procedura di angioplastica complessa in un paziente con scompenso cardiaco grave ed avanzato.
“Nel nostro Ospedale, questo dispositivo all’avanguardia è stato utilizzato durante una procedura di angioplastica complessa, per supportare un cuore molto affaticato a causa di scompenso cardiaco avanzato. Per l’Istituto e la nostra équipe l’utilizzo di questa nuova tecnologia rappresenta un considerevole traguardo in ambito cardiologico. Per la prima volta, infatti, la tecnologia Impella viene utilizzata in provincia di Varese e in Lombardia in un centro privo di cardiochirurgia, per supportare una procedura di angioplastica complessa, in un paziente con un grave deficit di pompa cardiaca”, afferma il dottor Angelo Anzuini, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia di Humanitas Mater Domini.
Professionalità e tecnologia a servizio del cuore
“Lo scompenso cardiaco, anche grave, è una malattia sempre più frequente a causa dell’invecchiamento della popolazione e del miglioramento delle cure dei pazienti cardiopatici. La presenza di Impella nel nostro Istituto aumenta la sicurezza e le possibilità di cura dei pazienti con scompenso cardiaco avanzato, perché questo dispositivo nasce per essere utilizzato in pazienti con grave deficit di pompa come quelli con infarti molto estesi. Un secondo ambito di utilizzo è di supporto al cuore durante procedure complesse di angioplastica, in pazienti con gravi affaticamenti cardiaci”, specifica il dottor Daniele Briguglia, cardiologo.
I vantaggi per il paziente
“Nel corso della procedura di angioplastica eseguita in Humanitas Mater Domini, questa pompa ha permesso di sostenere in sicurezza la pressione del paziente affetto da scompenso cardiaco avanzato. Impella, infatti, è una pompa a turbina che viene inserita dall’inguine, attraverso l’arteria femorale in anestesia locale, senza alcuna incisione chirurgica. Tale pompa aspira sangue ossigenato dal cuore e lo spinge nei vasi arteriosi, sostituendo così temporaneamente la funzione del cuore. Si garantisce così maggiore sicurezza al paziente, anche in strutture prive di cardiochirurgia come la nostra, assicurando un recupero post-operatorio più rapido”, spiega la dottoressa Cecilia Fantoni, cardiologa dell’Istituto.